Il fotovoltaico galleggiante potrebbe presto rilevarsi un trend vantaggioso ovunque non si disponga di abbastanza spazio per l’installazione dei pannelli fotovoltaici. Questa nuova idea di installazione di impianti ad energia solare potrà infatti essere esportata ovunque esistano laghi o altri specchi di acqua stagnante al posto di occupare aree fabbricabili o i tetti delle strutture immobili. Isole, ma anche luoghi montuosi o regioni dove la configurazione del territorio ostacola il trasporto dell’energia elettrica via cavo, potranno sfruttare al massimo dighe, cave e stagni per soddisfare il fabbisogno di elettricità.
Le esperienze in questo campo hanno indotto il governo di Singapore ad adottare misure simili, per dare un contributo concreto alla svolta green del paese.
Ad esempio nello stretto di Johor si estende uno dei parchi solari più estesi al mondo: 13.000 pannelli ancorati sul fondale marino tramite catene e blocchi di cemento, in grado di fornire 5MW di elettricità, che possono supplire alla richiesta di 1500 appartamenti per un intero anno. Il sistema si articola in file di pannelli modulari assemblati insieme lungo file galleggianti che si allungano sull’acqua.
Shawn Tan, vicepresidente della società di Singapore Sunseap Group, che ha portato a termine il progetto sullo Johor a gennaio, ha affermato: “Il mare è una nuova frontiera per l’installazione del solare: speriamo che il nostro sia un modello a cui ispirarsi per avere più progetti di fotovoltaico galleggiante in mare, sia a Singapore che nei paesi vicini.”
Al progetto nello stretto di Johor seguirà il più imponente e già citato progetto Tengeh Reservoir che prevede l’installazione di oltre 120.000 pannelli solari galleggianti. L’obiettivo principale di questo progetto è quello di fornire corrente elettrica sufficiente per rendere del tutto autonomi gli impianti di trattamento delle acque di Singapore, che notoriamente soffre si scarsità d’acqua e sorgive naturali.
L’operazione potrebbe avere un impatto ambientale dalla portata gigantesca: la riduzione delle emissioni equivarrebbe infatti all’eliminazione di quelle prodotte da settemila automobili in un anno.
La lotta contro l’anidride carbonica è ormai al centro del dibattito internazionale, e la piccola isola si è impegnata a dimezzare le emissioni del 2030 – aumentando la sua capacità solare entro questa data di almeno sette volte – entro il 2050, contando di poterle eliminare definitivamente entro la fine del secolo.